

Un venerdì sera qualunque
Era un venerdì sera. Decisi di fare la pasta a mano con mia figlia.
Mentre impastavo, ascoltando Amália Rodrigues e il suo fado, guardavo la parete di fronte a me, ammirando la bellezza degli azulejos che riempivano la cucina di calore.
In quel momento, desiderai con tutta me stessa creare una pasta che somigliasse il più possibile a quegli azulejos. Volevo rendere possibile “mangiare quel tepore”, quella bellezza, e nutrirmene. Una follia meravigliosa! Perché no?, mi dissi.
Avevo una visione chiarissima: dovevo realizzarla.
Crearla ha significato sfidare la materia: farine, polveri naturali colorate, fiori, acqua, ortaggi provati e riprovati... E poi uno studio ininterrotto di tecniche nuove per dare forma alla mia “pasta azuleja”.
Ero entusiasta come un bambino prima di salire su un carosello. Avevo trasformato un’immagine mentale in qualcosa di reale. Un’emozione fortissima. Un senso di gratitudine profondo. La immersi in acqua bollente. Un filo d’olio d’oliva, una spolverata di Parmigiano.
Chiusi gli occhi… e iniziò una nuova storia.

Esplorando Il Mondo dei pigmenti
Studio da sempre il colore, ma questa volta dovevo renderlo vivo, vibrante, versatile per le mie paste. Dopo numerosi esperimenti, ho trovato in natura ciò che cercavo: ingredienti autentici, sorprendenti, ricchi di pigmenti e di significato. Mi sono immersa nella storia degli azulejos portoghesi e ho ritrovato anche le maioliche italiane.
Ho passato notti intere a leggere, ad assorbire ispirazione, a lasciarmi incantare.
Dopo tanti tentativi, Massazuleja è apparsa lì, sul tavolo infarinato, nel caos meraviglioso della mia cucina. Scelsi di riprodurre un azulejo della cittadina di Olhão, in Algarve, come segno di gratitudine verso un amico fraterno portoghese che ha creduto in me fin dall’inizio: Paulo Amado.
Qualcosa di meraviglioso era appena accaduto e volevo condividerlo con il mondo intero.
